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Due
donne e un fumetto che ha vent'anni "Diabolik l'abbiamo inventato noi
ma ne siamo stufe"
MILANO
— Diabolik compie vent'anni. Nel novembre del lontano 1962, nel
cuore del «miracolo economico-, usciva in alcune edicole il primo
fascicolo di questa serie, col doppio occhiello “Romanzo completo”
e “Il fumetto del brivido”. Siamo venuti a trovare
l'editore-autore di Diabolik, in una strada signorile appena fuori
dalla cerchia dei Navigli. Uffici tipicamente editoriali, ma di
editoria prospera e cauta. L'editore-autore son due sorelle, le
sorelle Giussani. Eleganti anche se non chic, carine anche se non
belle, giovani anche se non troppo. Hanno già concesso tante
interviste, in vent'anni. Sono abbonate all'”Eco della stampa” e
non riescono a leggere tutti i ritagli che le riguardano. Sanno che
qualcuno le ha definite “madri del '68?”
Risponde
a volte Angela, a volte Luciana: fa lo stesso. “Madri del '68?
Cosa vuol dire?”.
- Vuol dire che secondo certi critici e storici del fumetto la generazione che «ha fatto il '68» aveva due letture alle spalle e in tasca: non Marx Mao e Marcuse, bensì Tex Willer e Diabolik.«Che cattiveria, che Imprecisione. I ragazzi del '68 erano intelligenti e colti. Pensi a Capanna, alla carriera che ha fatto poi. Leggevano ben altro che Diabolik!».
- Dunque la qualifica onoraria di «madri del '68» vi sembra impropria, ma se in parte fosse attendibile la accettereste?«Con piacere. Il '68 ha portato tanta aria nuova in tante cose, ce n'era bisogno».
- A parte la coincidenza storica, è proprio nel '68 che Diabolik raggiunge le vette del successo?«Pressappoco. Comincia in sordina come quattordicinale 15.000 copie di tiratura, molte rese. Dopo qualche mese le rese cominciano a diminuire. In capo a un anno aumentiamo la tiratura a 25.000 copie, cominciamo ad esaurire le tirature. Verso il '68 superiamo le 200.000 copie, ma già prima erano cominciati i fastidi».
- Dice la leggenda che «Il pretore di Lodi-, sembra il titolo di un romanzo di Arbasino... Le sorelle Giussani ridono nel modo giusto.«Però quello i sequestri li faceva sul serio! ».
- Dunque il pretore di Lodi e gli altri hanno cominciato a perseguitarvi accusandovi di pornografia, secondo la legenda. Cosa c'è di vero?«Il successo di Diabolik determinò una valanga di imitazioni. I sequestri riguardavano in blocco Diabolik e testate analoghe. Noi siamo sempre state assolte».
- Le imitazioni di Diabolik si chiamavano Kriminal, Sadik, Fantasm, Mister X, Isterik. Jnfernal, Killing, Genius; e i Diabolik in gonnella si chiamavano Satanik, Jezebel, De Sade, Alika, Kosmine e più: tardi Isabella, Lucrezia, Angelica, Raquel, Vartan, Jakula, Lucifera, Wallen-i stein, Vampirissima... Quale vi ha dato più fastidio?«Ci han dato più fastidio e più danni i fumetti pornografici, coinvolgendoci nei sequestri collettivi. L'unico erede di Diabolik che si ricordi è Kriminal».
- Come mai Diabolik, che è stato il primo, resta ancora in sella così vigorosamente?«Vigorosamente perché Diabolik si vende ancora bene? Guardi che è anche fatto bene, senza pornografia, senza violenza gratuita, con storie opportunamente ripetitive, a ingredienti fissi, più Arsenio Lupin e Fantomas che Uomo Mascherato, senza uno sgarro, con innovazioni tecnologiche prudenti, anche le concessioni ai gusti del momento sono state prudentissime. A un certo momento, con l'ondata femminista, la donna di Diabolik. Eva Kant, ha un pochino alzato la testa, forse, ma nessuno s'è lamentato».
- Perché due anni fa Diabolik ha rallentato il ritmo, diventando mensile?«Per stanchezza nostra. A inventare due storie al mese non ce la facevamo più. Oggi ci trova tranquille perché abbiamo chiuso il soggetto del fascicolo di giugno, ma fino a ieri eravamo agitate».
- Voi fate il soggetto. E il resto?«Sceneggiatura e matite all'esterno. Lo sceneggiatore descrive ogni vignetta e scrive i dialoghi. La "matita", cioè il disegnatore di prima istanza, fa i disegni, a matita. China e lettering interni: facciamo qui il lavoro di ripassare a china i disegni, e di scrivere in stampatello le battute nei fumetti».
- Qui dentro, quanti siete?«In cinque, più noi due».
- Come è oggi l'andamento del mercato?«Noi abbiamo perso il 25%, anche ad altri fumetti va cosi, anche in Francia. La crisi economica non c'entra: 600 lire si trovano, da spendere per Diabolik. C'entra la televisione. Chi può scegliere fra tanti film non ha più tempo di leggere libri: ecco la crisi del libro. E non ha più tempo neanche di leggere i fumetti: ecco la crisi del fumetto. Però forse c'è anche qualche altra stanchezza».
- Previsioni peri il futuro?«Farla finita con questo stupido di Diabolik e riposarci, far dei bei viaggi lunghi, con calma».
- Posso scrivere che vi è scappato detto «questo stupido di Diabolik» ?«Forse sarebbe meglio di no. Veda lei, se riesce a dirlo in modo leggero, un po' spiritoso. Non pensiamo che possano offendersi i nostri lettori. Ma magari viene a saperlo Diabolik, e lui è cattivissimo».
Con
questo gusto per la battuta, le sorelle Giussani sono molto milanesi.
Uno dei loro sceneggiatori, Diego Laurocchi, ci conferma che sul
lavoro sono metodiche, puntuali, gentili: «Ascoltano sempre
qualsiasi suggerimento e controproposta: naturalmente, l'ultima
parola spetta a loro, che sono l'autore e l'editore». Loro stesse
raccontano come il successo sia stato utile per procurarsi
disegnatori sempre più bravi. Alla domanda quale sia il disegnatore
più bravo sul mercato del fumetto e della vignetta rispondono con
prudente evasività. Conoscono tutti, pregi e difetti di tutti. Dal
discorso però salta fuori un fatto indicativo: hanno una profonda
ammirazione per Forattini.
Giampaolo
Dossena
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